

'L Torion e la collina del Castellero
Il TORION sorge sulla collina di Castellero, un sito isolato e lontano dalle abitazioni, ma strategico per il controllo della viabilità in tempi di pericolo per guerre o passaggio di soldatesche. La frazione di Borbore rimase infatti per molti secoli limitatamente abitata, con poche case ubicate a lato dell'erta salita (la montà ) che congiungeva al capoluogo. Verso la fine dell'Ottocento tuttavia giunsero nuove famiglie di artigiani e protoimprenditori, favoriti dall'espansione degli scambi commerciali lungo la linea Alba-Torino e dalla prospettiva, poi disillusa, di una linea ferroviaria a poca distanza. Arrivarono così i Troia (mugnai), i Costa (falegnami) e i Gonella.
Ad inizio 900 i Gonella possedevano una cascina all'imbocco dell'attuale via Riassolo ed erano proprietari di buona parte delle vigne poste sul bricco del Castellero. Sulla sua sommità , nel 1932, l'erede della famiglia, don Giuseppe Gonella, cappellano della chiesa di Madonna degli Airali nel capoluogo, fece costruire una torretta dove recarsi nelle giornate di canicola: il TORION. Sulle sua mura, nella parte più in alto, si può osservare la data di realizzazione e la datazione secondo l'era fascista. Nonostante la forma austera e bizzarra, non ha però nessuna finalità bellica: si può considerare piuttosto un signorile ciabot di campagna.


Il bombardamento del Torion
Il Torion fu teatro di una vicenda legata alla Seconda Guerra Mondiale. Nel 1944, durante l'ascolto di Radio Londra, i partigiani vezzesi fraintesero un ordine cifrato che disponeva la distruzione del ponte sul fiume Borbore di Asti. Nella notte, un gruppo di ragazzi si spinse lungo il muro di cinta del mulino Troia e da quì fecero saltare il ponte attiguo. All'alba giunsero quindi forze repubblicane da Alba e in paese cominciò a serpeggiare la paura per le possibili rappresaglie. Una formazione di Brigate Nere posizionò una mitragliatrice in mezzo alla strada d'Incisa di Borgonuovo, un'altra in piazza San Martino nel capoluogo, mentre un mortaio venne sistemato nella zona dove oggi sorge la Cantina Sociale. Sul fiume Borbore disposero la realizzazione immediata di un ponte di barche: per i lavori vennero precettati alcuni uomini e adolescenti. Con loro si unì volontariamente il parroco don Giuseppe Faletti, che contemporaneamente nascose nella canonica e sul campanile della parrocchiale i ragazzi dell'Azione Cattolica passati con i partigiani. Il lavoro durò una mattinata, dopo di che la via fu resa nuovamente agibile. Al momento di partire, tuttavia, i repubblicani notarono movimenti sospetti provenire dal Torion, dove un gruppo di partigiani si era rifugiato per osservare le operazioni (senza intenzioni bellicose). Dal mortaio partirono quindi due colpi: il primo colpì troppo in basso, dando così modo agli occupanti di fuggire nel bosco sull'altro versante; il secondo centrò invece il Torion, dando luogo al grande foro visibile ancora oggi e rendendolo di fatto inagibile.